Ieri sera, per la prima volta, ho avuto l'impressione che si potesse mettere in fila i fatti, i misteri italiani, i rapporti sporchi tra mafia, politica, criminalità organizzata.
Siamo forse ad una svolta: i processi a Dell'Utri, per un troncone della strage di Piazza della Loggia, il processo contro l'ex generale del Sisde Mario Mori (sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano) potrebbero permetterci di riscrivere la storia italiana togliendo di mezzo le false verità che sono state spacciate.
E' forse l'ultima occasione.
Nella puntatasi è parlato di mafia: la mafia che non esiste, la mafia messa in ginocchio dall'azione di governo (e poi dalla polizia).
Chi manda allora le lettere di minaccia con proiettili ai giornali allora?
"Non infanghi chi ha salvato l'Italia dal comunismo. Vada a vivere all'estero"
5 proiettili per Massimo Ciancimino, Gaspare Spatuzza, Antonio Ingroia, Sergio Lari, Nino di Matteo.
Ma ttenzionati sarebbero, secondo un'altra lettera, anche Sandro Ruotolo e Michele Santoro, per il momento solo atttenzionati.
Se la mafia è in ginocchio, come si spegano i cantieri sequestrati al nord? Come si spiegano gli arresti di imprenditori come Maurizio Luraghi, che nell'intervista con Pozzan se la prendeva con lo stato:
"se volevo lavorare dovevo far lavorare quelle persone la". E le persone sono quelle delle ditte riconducibili ai clan della ndrangheta.
Chi ha dato a queste ditte la Partita Iva? Chi ha dato loro il permesso di lavorare?
Lo stato, le istituzioni, il prefetto di Milano, il sindaco, la giunta, hanno fatto tutti i controlli necessari?
Dov'è lo stato? Eravamo abituati a sentire questo grido di rabbia al sud, non a Milano.
In studio, il figlio di Vito Ciancimino, Massimo (coatore con Francesco La Licata del libro "Don Vito"): si sono ricostruiti passi del libro sul padre, tramite delle ricostruzioni in stile docufiction.
L'incontro con Riina; quello con Bontade a metà anni 70.
La notizia della morte di Salvo Lima.
Anche sulla morte del padre ci sarebbero dei dubbi. C'è anche qui lo zampino di Franco/Carlo, l'uomo dei servizi?
Secondo Walter Veltroni e Fabio Granata, membri della commissione antimafia, alla domanda se pezzi dello stato si sono avvicinati alla mafia, si deve rispendere di sì.
Esiste una entità (l'ha chiamata proprio così), che ha usato come agenzia del crimine l'ala militare della mafia (i corleonesi), l'estremismo di destra, la banda della magliana, per condizionare la storia politica del nostro paese.
Piazza Fontana e la strategia della tensione.
Il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro.
Le stragi e le bombe del periodo 1992 e 1993: chi ha consigliato ai corleonesi la deriva stragista (iniziata in realtà con la bomba a Chinnici)?
Chi ha fatto finire le stragi e perchè?
Anche Don Vito non riusciva a comprendere il perchè della bomba in via D'Amelio, solo 40 giorni dopo l'attentatuni di Capaci.
Altro mistero, assieme a quello dell'agenda rossa, sparita dal luogo della strage.
Il canovaccio delle stragi, continuava Veltroni, sarebbe sempre lo stesso: dopo il cadavere eccellente, le false piste, i depistaggi, e i suicidi delle persone che sanno e che non devono parlare.
Piazza Fontana, ma anche Ustica.
Oggi la mafia non è debole, continuava l'ex segretario del PD: un esempio è il caso di Fondi, il comune che dopo la richiesta del prefetto, non è stato sciolto per mafia.
Ma, anzi, il governo Berlusconi ha permesso che la giunta si dimettesse e ora l'ex assessore ai lavori pubblici fa il sindaco.
Su tutte queste domande, aleggia la presenza dei servizi o, meglio, di parte dei servizi.
Il signor Carlo o Franco. Su cui si sarebbero delle foto, prese da un giornale, e che dunque potrebbe essere riconosciuto.
Il poliziotto con la faccia da mostro.
Le rivelazioni del giornalista Attilio Bolzoni, sul mancato attentato all'Addaura, in cui rientrerebbero anche i poliziotti Nino Agostino e Emanuele Piazza, che avrebbero protetto Giovanni Falcone dagli spioni cattivi.
Il percorso che sta portando avanti Ciancimino Jr (di condanna al ruolo del padre dentro la mafia), sarebbe una vittoria di Paolo - raccontava Rita Borsellino a Fabio Granata.
La vittoria dei ragazzi che nel 1992 indossavano magliette con su scritto "meglio un giorno da Borsellino, che cento da Ciancimino". Verrà un giorno in cui si metterà il nome davanti a Ciancimino.
Il giornalista del Foglio Giuseppe Sottile, ha raccontato della zona tra stato e mafia, la rterra di nessuno dove si trovano mezzi sbirri, mezzi mafiosi e "muzzunari", gente cioè che raccoglie informazioni e le passa alle famiglie avversarie. Doppiogiochisti.
Come lo fu Vito Ciancimino, che raccoglieva voci sulle famiglie palermitane, come quella degli Inzerillo, Spatola, e poi le soffiava in modo che arrivassero alle orecchie dei magistrati. Come Gaetano Costa, che fu ucciso proprio per aver firmato le richieste di arresto contro alcuni esponenti della mafia palermitana.
Marco Travaglio nel suo punto, ha parlato dell'uomo colto sul fatto, Marcello Dell'Utri.
Un uomo sfortunato e vittima di complotti (un pò come i politici finiti nella lista di Anemone).
Finito dentro la storia delle scalate bancarie del 2005, il voto per gli italiani all'estero nel 2008, sull'appalto del ponte sullo stretto....
Da Torino, Benedetta Tobagi ha parlato dell'importanza della memoria storica: un percorso fatto nel suo libro, per capire chi fosse il padre, in che contesto fosse vissuto.
Gli anni di piombo, della strategia della tensione e della Loggia P2. In cui tanti misteri sembrano collegati tra loro: perchè Licio Gelli aveva nella sua borsa la rivendicazione dei terroristi, sull'omicidio di Walter Tobagi?
Riusciremo ad essere una democrazia compiuta anche quando ci liberemo da questi scheletri, sempre più ingombranti.
Ieri sera, Massimo Ciancimino è tornato sull'affermazione fatta su Berlusconi vittima della mafia.
Era il 1998, e Bossi attaccava l'ex alleato sui rapporti con la mafia.
E Don Vito disse al figlio "c'è qualcuno che tiene Berlusconi con le palle in mano". In studio, il figlio ha fatto il nome: Marcello Dell'Utri.
Come ai tempi della mafia agricola e dei latifondisti.
Mi aspettavo un terremoto, questa mattina.
Mi aspettavo un terremoto, questa mattina.
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