I promessi sposi - La vecchia del castello
Capitolo 20 de I promessi sposi: gli uomini di Don Rodrigo rapiscono Lucia e la portano al Castello dell'Innominato.
Questi le manda incontro una vecchia, perchè stia con lei. Ecco la descrizione che ne fa Manzoni:
Era costei nata in quello stesso castello, da un antico custode di esso, e aveva passata lì tutta la sua vita. Ciò che aveva veduto e sentito fin dalle fasce, le aveva impresso nella mente un concetto magnifico e terribile del potere de' suoi padroni; e la massima principale che aveva attinta dall'istruzioni e dagli esempi, era che bisognava ubbidirli in ogni cosa, perché potevano far del gran male e del gran bene. L'idea del dovere, deposta come un germe nel cuore di tutti gli uomini, svolgendosi nel suo, insieme co' sentimenti d'un rispetto, d'un terrore, d'una cupidigia servile, s'era associata e adattata a quelli. Quando l'innominato, divenuto padrone, cominciò a far quell'uso spaventevole della sua forza, costei ne provò da principio un certo ribrezzo insieme e un sentimento più profondo di sommissione. Col tempo, s'era avvezzata a ciò che aveva tutto il giorno davanti agli occhi e negli orecchi: la volontà potente e sfrenata d'un così gran signore, era per lei come una specie di giustizia fatale. Ragazza già fatta, aveva sposato un servitor di casa, il quale, poco dopo, essendo andato a una spedizione rischiosa, lasciò l'ossa sur una strada, e lei vedova nel castello. La vendetta che il signore ne fece subito, le diede una consolazione feroce, e le accrebbe l'orgoglio di trovarsi sotto una tal protezione.
I promessi sposi, di Alessandro Manzoni CAPITOLO XX
Questo passo è citato da Enrico Deaglio ne "Il raccolto rosso 1982-2010" per descrivere il concetto di protezione mafiosa.
Il libro è prosecuzione del viaggio fatto in Sicilia negli anni della mattanza, la guerra civile tra le famiglie mafiose, che causò (nella quasi totale indifferenza) qualche migliaio di morti nelle regioni del sud.
Capitolo 20 de I promessi sposi: gli uomini di Don Rodrigo rapiscono Lucia e la portano al Castello dell'Innominato.
Questi le manda incontro una vecchia, perchè stia con lei. Ecco la descrizione che ne fa Manzoni:
Era costei nata in quello stesso castello, da un antico custode di esso, e aveva passata lì tutta la sua vita. Ciò che aveva veduto e sentito fin dalle fasce, le aveva impresso nella mente un concetto magnifico e terribile del potere de' suoi padroni; e la massima principale che aveva attinta dall'istruzioni e dagli esempi, era che bisognava ubbidirli in ogni cosa, perché potevano far del gran male e del gran bene. L'idea del dovere, deposta come un germe nel cuore di tutti gli uomini, svolgendosi nel suo, insieme co' sentimenti d'un rispetto, d'un terrore, d'una cupidigia servile, s'era associata e adattata a quelli. Quando l'innominato, divenuto padrone, cominciò a far quell'uso spaventevole della sua forza, costei ne provò da principio un certo ribrezzo insieme e un sentimento più profondo di sommissione. Col tempo, s'era avvezzata a ciò che aveva tutto il giorno davanti agli occhi e negli orecchi: la volontà potente e sfrenata d'un così gran signore, era per lei come una specie di giustizia fatale. Ragazza già fatta, aveva sposato un servitor di casa, il quale, poco dopo, essendo andato a una spedizione rischiosa, lasciò l'ossa sur una strada, e lei vedova nel castello. La vendetta che il signore ne fece subito, le diede una consolazione feroce, e le accrebbe l'orgoglio di trovarsi sotto una tal protezione.
I promessi sposi, di Alessandro Manzoni CAPITOLO XX
Questo passo è citato da Enrico Deaglio ne "Il raccolto rosso 1982-2010" per descrivere il concetto di protezione mafiosa.
Il libro è prosecuzione del viaggio fatto in Sicilia negli anni della mattanza, la guerra civile tra le famiglie mafiose, che causò (nella quasi totale indifferenza) qualche migliaio di morti nelle regioni del sud.
Questo libro si occupa del periodo che va dal 1982 al 1993, racconta di quello che ho visto percorrendo i gironi bassi. Racconta della mafia e del lungo inganno, del lungo sonno, del furbo silenzio che ne hanno consentito l'ascesa. Solo ora scopriamo che la mafia ha cambiato la nostra vita. In peggio. Scopriamo anche il sud della mafia e il nord delle tangenti sono mondi pericolosamente contigui. In queste pagine compaiono uomini che - per scelta, per caso o per mestiere - sono venuti a trovarsi, dimenticati o abbandonati, su un fronte di guerra non dichiarato, a far parte dei disturbatori. Compaiono assassini sfrontati, vittime inconsapevoli, spettatori con troppi alibi. Molte persone sono morte in silenzio, e dopo brevi lamenti e imprecazioni sono state dimenticate. Altre sono state esaltate solo dopo la morte. Non tutte hanno una lapide. Ci sono anche i protagonisti di una nuova, aggressiva e cupa Italia, di una nuova classe sociale mata senza storia dal cimitero della guerra civile del sud. I loro tic, le loro ambizioni, in genere modeste, ma perseguite con ferocia. I percorsi del loro denaro.
Raccolto rosso, pagina 15.
Erano gli epici funerali del comunista Pio La Torre ucciso dalla mafia. Poi vennero Dalla Chiesa, Buscetta, Falcone, Riina, Provenzano, Borsellino, Andreotti, la più spaventosa catena di bombe e delitti che un paese d'Europa abbia conosciuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Era il "raccolto rosso": la mietitura con sangue.
Raccolto rosso è un racconto di Dashiell Hammett scritto nel 1929: il libro è considerato un classico dell'indagine sulla corruzione e sulla violenza presenti nella società americana. In Italia è stato pubblicato con il titolo "Piombo e sangue" e non è molto conosciuto. Era presente però nelle librerie di Leonardo Sciascia e Giovanni Falcone.
Il libro in questa edizione, è la prosecuzione di quel viaggio di quasi 30 anni fa.
Dalla copertina del libro:
" Enrico Deaglio ha ripreso il viaggio da dove lo lasciò nel lontano 1993, per raccontare il più imprevisto secondo tempo del film. Un lungo inganno perpetrato ai nostri danni, la trattativa segreta tra i vertici dello Stato e quelli della mafia, la Seconda repubblica nata nel sangue e sugli schermi della televisione. Qui compaiono attori che nel primo tempo non si erano visti sulla scena: Ciancimino jr., Berlusconi, Dell'Utri, Gardini, Mangano, gli enigmatici fratelli Graviano e il loro killer di fiducia Gaspare Spatuzza. Misteri, trattative, soldi che hanno accompagnato l'ascesa economica e politica del crimine: ovvero le tristissime conseguenze di una lontana guerra di mafia. Questa è una storia d'Italia che era destinata a rimanere sconosciuta."
Nessun commento:
Posta un commento